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venerdì 24 aprile 2009

Flash Mob a Venezia: Il rave del silenzio

Riporto un articolo del corriere del veneto su una iniziativa che mi ha dato davvero tanto....un flash mob...un iniziativa non proprio originale ma sicuramente efficace.

Con il termine flash mob (dall'inglese flash - breve esperienza e mob - moltitudine) si indica un gruppo di persone che si riunisce all'improvviso in uno spazio pubblico, mette in pratica un'azione insolita generalmente per un breve periodo di tempo per poi successivamente disperdersi. Il raduno viene generalmente organizzato attraverso comunicazioni via internet o tramite telefoni cellulari. In molti casi, le regole dell'azione vengono illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che l'azione abbia luogo.

In 500 conviocati dal web: cuffiette e iPod, stessa musica nelle orecchie. E i passanti non sentono nulla.

L’organizzazione è stata senza dubbio meticolosa: hanno seguito le istruzioni su Facebook passo passo, hanno scaricato la traccia musicale indicata dal sito, hanno sincro­nizzato gli orologi e alle 18,30 spaccate hanno iniziato a dimenarsi seguendo il ritmo ossessi­vo mixato dai dj. E’ stato un rave party a tutti gli effetti quello di ieri pomeriggio nel piazzale della stazione di Santa Lucia. Con un particola­re non da poco. Nessuno si è lamentato del troppo rumore. Banalmente perché la musica era sparata direttamente negli auricolari dei partecipanti come vuole la tradizione del silent rave, silent gig o silent disco. Poco importa. Quello che ha colpito è che i cinquecento ragazzi che sono venuti a ballare un po’ da tutto il Veneto, ai quali si sono aggiun­ti altre centinaia di passanti, hanno ordinata­mente portato i loro I-pod o i loro lettori Mp3 in cui era stata scaricata la traccia di Dj Gum­mies Noise e li hanno accesi nello stesso istante perché tutti potessero ballare lo stesso ritmo.

E se l’idea non è proprio nuovissima, visto che i primi a inventarla sono stati gli ecologisti che negli anni Novanta volevano ballare nei parchi senza disturbare gli animali e gli uccelli, il ven­tunenne studente di Marketing Gheorghi De Falco ha il merito di essere stato il primo a por­tare un evento del genere in Italia. E come per tutti i «flash mob», le azioni improvvise di ag­gregazione spontanea, Gheorghi non ha nem­meno fatto pubblicità: ha creato il mese scorso un gruppo su Facebook e virtualmente ha con­quistato 4643 iscritti. A dire il vero ieri i balleri­ni erano decisamente di meno, ma dopo un po’ di imbarazzo iniziale nessuno si è fatto pregare e piazzale si è trasformato in una discoteca con lo sfondo del Canal Grande.

«L’idea mi è venu­ta perché a Venezia ci sono poche iniziative, c’è bisogno di rompere la quotidianità e perché la mia generazione deve anche inventarsi i lavori visto che non ce ne sono – spiega Gheorghi che deve il suo nome a una madre russa – ho parla­to con Sabe e Kx (Dj Gummies Noise) che han­no mixato la traccia e il risultato è questo». Tranne i bar di strada Nuova e della stazione che hanno venduto una discreta quantità di bir­ra, ovviamente i ragazzi dell’organizzazione hanno lavorato gratis. «Anche io faccio il Dj ma sono venuto qui per vedere come andava – di­ce Dario Effe di Chioggia che si è presentato al rave con degli occhiali a sbarre bianche e un pa­io di cuffie professionali – non c’è proprio tan­tissima gente, ma non è male». D’altro canto molti dei presenti non sapevano proprio del­l’evento: sono scesi dal treno e vedendo cinque­cento persone ballare in silenzio si sono infor­mati e uniti al gruppo, magari ascoltando musi­ca diversa già presente nei loro cellulari. «Ma non stiamo barando – esclama Elisabetta, una studentessa inglese che in compagnia di un’amica svedese è appena arrivata a Venezia – anche a Londra capita così, uno ascolta la musi­ca che vuole, tanto non da fastidio pro­prio a nessuno». E vi­sto che nel 2007 gli inglesi hanno orga­nizzato il più grande evento di questo ti­po, richiamando ol­tre quattromila parte­cipanti di fronte a Victoria Station nes­suno può darle tor­to. Ma a differenza del main event di Londra che fu inter­rotto da una carica della polizia, i vene­ziani hanno fatto le cose chiedendo il nullaosta alla Que­stura e seguendo la filosofia tradizionale del flash mob che mi­ra solo a rompere la quiete in maniera non violenta.

E questa volta non c’era nessuna rivendica­zione di carattere politico o ambientale: solo centinaia di ventenni, totalmente digitalizzati a giudicare dalle macchine fotografiche e dagli auricolari bianchi segno inconfondibile del­l’I­ phone e dell’I-pod, che hanno manifestato per mostrare a tutti la loro esistenza. «A Vene­zia non ci sono solo quelli che vogliono andare a letto alle nove di sera – sbotta Francesca to­gliendosi gli auricolari per parlare – ci siamo an­che noi. E siamo stufi di vedere i vigili che chiu­dono i locali. Almeno con le cuffie si può ascol­tare un po’ di musica senza che nessuno prote­sti per il volume». (Alessio Antonini - Il Corriere del Veneto).....

Venezia è una sola delle tante città colpite da questo fenomeno che è davvero coinvolgente lo garantisco. Nessuna idea politica, nessun marketing per pubblicizzare prodotti...niente di niente? chissà ma intanto molta voglia di creare.....

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