Per gli amanti del cinema Poliziesco voglio spolverare questa "vecchia" (1993) chicca di Brian De Palma con un grande Al Pacino affiancato dal superlativo Sean Penn. Carlito's Way racconta la storia di Carlos Brigante, un malavitoso portoricano della Harlem ispanica e superviolenta dell'East River, e il suo cammino nel tentativo di cambiare vita.
Carlos ritorna dopo cinque anni di prigione nei luoghi in cui aveva dominato da gangster per tutta la sua giovinezza con un unica volontà: quella di cambiare vita al più presto possibile. Al suo ritorno ritrova una Harlem molto diversa in cui giovani teppistelli "senza onore" ultimi arrivati si atteggiano a grandi boss, ovunque si può fiutare l'effetto di un vento di cambiamento. Carlos è quasi un estraneo ormai un eroe dei tempi che furono. Il suo volere cambiare è tanto fuori luogo che deve tenerlo nascosto, l'unica cosa a cui pensare è accumulare i soldi necessari per fuggire su una lontana spiaggia "paradiso" con la sua amata compagna, lontano da omicidi spaccio prostitute e prepotenze scontate in ogni momento. La sua presenza nel quartiere non genera più il senso di rispetto che un tempo tutti provavano vedendolo passare, il suo "curriculum" è appena sufficiente a garantirgli una sopravvivenza seppur momentanea.
Ma a Carlos non interessa nulla di tutto ciò, egli vive nell'attesa di raggiungere la tanto sognata cifra senza immischiarsi in affari di nessun tipo.
Purtroppo come accade spesso non basta la volontà. Il destino avverso giocherà un cattivo tiro a Carlos.
Uno splendido film narrato tutto in flashback , un susseguirsi di eventi che forniscono un'accurata panoramica sulla delinquenza e sulla corruzione dei sobborghi newyorchesi (ma anche dei piani alti, basta ricordare la figura dell'avvocato miliardario cocainomane amico di Carlos). Harlem è come un inferno da cui non si scappa, chi ci prova viene annientato. Durante tutto il film si percepisce un senso di nostalgia per la cara vecchia mafia degli anni precedenti. A mio parere De Palma non vuole ovviamente spezzare una lancia a favore della passata scuola criminale ma solamente ricordare come quella sia stata davvero una scuola di cui i nuovi criminali erano allora studenti.
Osservando con attenzione e senso critico non vediamo altro che una realtà degradata ma che in fin dei conti è il prodotto della precedente di cui Carlos era un eroe. Se il protagonista guarda con occhio scettico i nuovi criminali per la loro arroganza non può dimenticare di non essere un santo, è semplicemente uno di loro (forse con maggiore senso dell' "onore" criminale tanto caro alla vecchia scuola) che tenta di scappare dal suo passato.
Dopo tutto, il mondo in cui ritorna Carlos è sempre lo stesso che aveva abbandonato cinque anni prima con la differenza che adesso nessuno ha bisogno di lui. E lui lo sa.
Finalmente capiamo in cosa consisteva il suo eroismo di un tempo: nel potere, come in ogni storia mafiosa che si rispetti.
Carlos ha sicuramente capito tutto questo e la sua apparente nostalgia per il mondo e il rispetto di allora è solo di facciata. Nel profondo ciò che vuole è la fuga verso il paradiso, forse nemmeno tanto delle Bahamas, ma nel senso stretto del termine: il riposo eterno.
A prima vista sembrerebbe che Brian De Palma voglia lasciarci con un semplice finale triste , privo di speranza, un finale che sarebbe tutto sommato adeguato al film e alla società in esso ritratto.
Ma credo che non sia così. Il significato di Carlito's Way è molto più profondo.
In un sobborgo violento e corrotto come Harlem c'è chi riesce a fuggire pur pagando la sua pena.
A mio parere il finale arriva come una benedizione per il protagonista, un espiazione dai peccati commessi in gioventù, tanto feroci e che una semplice gita "ai tropici" non avrebbe potuto certo lavare
Ben altra è la meta e per capirlo è necessario un colpo di pistola a bruciapelo alle spalle sparato da un vile killer. Questo è informato dall'amico di sempre di Carlos trasformatosi in giuda dopo avere appreso della volontà del protagonista di volere fuggire altrove.
Il killer non si ferma e uccide anche il giuda accanto a Carlito. Le due morti sono così vicine ma enormemente distanti fra loro: una rappresenta un'arrivo alla fine, alla stazione dell'inferno Harlem, quella del protagonista invece una fuga, per il paradiso.
Proprio come sussurra la frase sul cartellone in ultima immagine "ESCAPE TO PARADISE".
Non dimentichiamo poi che un' altra persona fugge da quel mondo criminale: l'amata di Carlos. Ed è incinta!
Ecco allora la conclusione della mia tesi. Carlos Brigante ottiene ciò che desidera, la sua fuga per la rinascita, anche se non nel modo in cui immaginava. Alla sua morte trova quel paradiso che tanto cercava nella consapevolezza di avere dato un atto di amore sincero e concreto, alla donna che ha amato: il figlio.
Un nuovo e migliore Carlos Brigante che grazie alla combattuta redenzione del padre vivrà in un posto migliore sicuramente meno malavitoso e corrotto.
Carlito certo di avere fatto il dovuto per l'amata e per il figlio può finalmente trovare il suo paradiso, quello reale e che in fondo sapeva di cercare dall'inizio.
"...sono stanco...sono stanco...." dice e se ne va.
Solo grazie ad una regia così accurata riusciamo a capire che la rivoluzione interna di Carlito è finalmente arrivata.
Credo che De Palma riassuma il succo del film, quel Carlito's Way, nell'inquadratura stupenda finale in cui il punto di osservazione ruota di 180° dal modo di vedere della gente al punto di vista di Carlos sulla barella in procinto di raggiungere la pace.
Il modo di usare la camera in quel momento è l'elemento che da solo mette in chiaro tutto il film: è simbolo concreto che Carlos per potere fuggire deve cambiare la prospettiva: non può più stare tra la gente, la sua deve essere una rottura netta.
Quella saggia rotazione che superficialmente serve a riportare la narrazione dal flashback al presente, in realtà è di più: essa stessa è la rivoluzione al cambiamento di Carlos, è la fine della maledizione.
Ora Carlos ha uno sguardo diverso, sta comprendendo come la sua salvezza sia su una barella; finalmente può riflettere osservando tutti da un altro posto, ha gia lo sguardo in paradiso.
Carlos ritorna dopo cinque anni di prigione nei luoghi in cui aveva dominato da gangster per tutta la sua giovinezza con un unica volontà: quella di cambiare vita al più presto possibile. Al suo ritorno ritrova una Harlem molto diversa in cui giovani teppistelli "senza onore" ultimi arrivati si atteggiano a grandi boss, ovunque si può fiutare l'effetto di un vento di cambiamento. Carlos è quasi un estraneo ormai un eroe dei tempi che furono. Il suo volere cambiare è tanto fuori luogo che deve tenerlo nascosto, l'unica cosa a cui pensare è accumulare i soldi necessari per fuggire su una lontana spiaggia "paradiso" con la sua amata compagna, lontano da omicidi spaccio prostitute e prepotenze scontate in ogni momento. La sua presenza nel quartiere non genera più il senso di rispetto che un tempo tutti provavano vedendolo passare, il suo "curriculum" è appena sufficiente a garantirgli una sopravvivenza seppur momentanea.
Ma a Carlos non interessa nulla di tutto ciò, egli vive nell'attesa di raggiungere la tanto sognata cifra senza immischiarsi in affari di nessun tipo.
Purtroppo come accade spesso non basta la volontà. Il destino avverso giocherà un cattivo tiro a Carlos.
Uno splendido film narrato tutto in flashback , un susseguirsi di eventi che forniscono un'accurata panoramica sulla delinquenza e sulla corruzione dei sobborghi newyorchesi (ma anche dei piani alti, basta ricordare la figura dell'avvocato miliardario cocainomane amico di Carlos). Harlem è come un inferno da cui non si scappa, chi ci prova viene annientato. Durante tutto il film si percepisce un senso di nostalgia per la cara vecchia mafia degli anni precedenti. A mio parere De Palma non vuole ovviamente spezzare una lancia a favore della passata scuola criminale ma solamente ricordare come quella sia stata davvero una scuola di cui i nuovi criminali erano allora studenti.
Osservando con attenzione e senso critico non vediamo altro che una realtà degradata ma che in fin dei conti è il prodotto della precedente di cui Carlos era un eroe. Se il protagonista guarda con occhio scettico i nuovi criminali per la loro arroganza non può dimenticare di non essere un santo, è semplicemente uno di loro (forse con maggiore senso dell' "onore" criminale tanto caro alla vecchia scuola) che tenta di scappare dal suo passato.
Dopo tutto, il mondo in cui ritorna Carlos è sempre lo stesso che aveva abbandonato cinque anni prima con la differenza che adesso nessuno ha bisogno di lui. E lui lo sa.
Finalmente capiamo in cosa consisteva il suo eroismo di un tempo: nel potere, come in ogni storia mafiosa che si rispetti.
Carlos ha sicuramente capito tutto questo e la sua apparente nostalgia per il mondo e il rispetto di allora è solo di facciata. Nel profondo ciò che vuole è la fuga verso il paradiso, forse nemmeno tanto delle Bahamas, ma nel senso stretto del termine: il riposo eterno.
A prima vista sembrerebbe che Brian De Palma voglia lasciarci con un semplice finale triste , privo di speranza, un finale che sarebbe tutto sommato adeguato al film e alla società in esso ritratto.
Ma credo che non sia così. Il significato di Carlito's Way è molto più profondo.
In un sobborgo violento e corrotto come Harlem c'è chi riesce a fuggire pur pagando la sua pena.
A mio parere il finale arriva come una benedizione per il protagonista, un espiazione dai peccati commessi in gioventù, tanto feroci e che una semplice gita "ai tropici" non avrebbe potuto certo lavare
Ben altra è la meta e per capirlo è necessario un colpo di pistola a bruciapelo alle spalle sparato da un vile killer. Questo è informato dall'amico di sempre di Carlos trasformatosi in giuda dopo avere appreso della volontà del protagonista di volere fuggire altrove.
Il killer non si ferma e uccide anche il giuda accanto a Carlito. Le due morti sono così vicine ma enormemente distanti fra loro: una rappresenta un'arrivo alla fine, alla stazione dell'inferno Harlem, quella del protagonista invece una fuga, per il paradiso.
Proprio come sussurra la frase sul cartellone in ultima immagine "ESCAPE TO PARADISE".
Non dimentichiamo poi che un' altra persona fugge da quel mondo criminale: l'amata di Carlos. Ed è incinta!
Ecco allora la conclusione della mia tesi. Carlos Brigante ottiene ciò che desidera, la sua fuga per la rinascita, anche se non nel modo in cui immaginava. Alla sua morte trova quel paradiso che tanto cercava nella consapevolezza di avere dato un atto di amore sincero e concreto, alla donna che ha amato: il figlio.
Un nuovo e migliore Carlos Brigante che grazie alla combattuta redenzione del padre vivrà in un posto migliore sicuramente meno malavitoso e corrotto.
Carlito certo di avere fatto il dovuto per l'amata e per il figlio può finalmente trovare il suo paradiso, quello reale e che in fondo sapeva di cercare dall'inizio.
"...sono stanco...sono stanco...." dice e se ne va.
Solo grazie ad una regia così accurata riusciamo a capire che la rivoluzione interna di Carlito è finalmente arrivata.
Credo che De Palma riassuma il succo del film, quel Carlito's Way, nell'inquadratura stupenda finale in cui il punto di osservazione ruota di 180° dal modo di vedere della gente al punto di vista di Carlos sulla barella in procinto di raggiungere la pace.
Il modo di usare la camera in quel momento è l'elemento che da solo mette in chiaro tutto il film: è simbolo concreto che Carlos per potere fuggire deve cambiare la prospettiva: non può più stare tra la gente, la sua deve essere una rottura netta.
Quella saggia rotazione che superficialmente serve a riportare la narrazione dal flashback al presente, in realtà è di più: essa stessa è la rivoluzione al cambiamento di Carlos, è la fine della maledizione.
Ora Carlos ha uno sguardo diverso, sta comprendendo come la sua salvezza sia su una barella; finalmente può riflettere osservando tutti da un altro posto, ha gia lo sguardo in paradiso.
Pubbicato su Eos Arte
1 commento:
Questo film è una meraviglia. L'ho visto tante di quelle volte e continuerò a vederlo.
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