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martedì 18 dicembre 2007

Rubrica cinema: L'arte del sogno di Gondry

Ho deciso di arricchire il blog di una importante materia che studio all'università...il cinema.....E' assurdo infatti che il blog di un ragazzo che studia cinema..non abbia nemmeno un articolo a riguardo.
Ecco il primo....L'arte del sogno di Gondry:una breve recensione....






TITOLO ORIGINALE
The Science of Sleep
NAZIONE
Francia
GENERE
Commedia, Drammatico
DURATA
105 min. (colore)
DATA DI USCITA
19 Gennaio 2007

REGIA
Michel Gondry
SCENEGGIATURA
Michel Gondry
DISTRIBUZIONE
Mikado
SHOP

PROTAGONISTI
Gael García Bernal
Charlotte Gainsbourg
Jean-Michel Bernard
Emma de Caunes
Alain Chabat
Miou-Miou
Aurélia Petit
Pierre Vaneck

Labile è il confine tra sogno e realtà per Stephane, un giovane sognatore inventore creativo, che ritorna nella casa materna dopo anni vissuti in Messico prima della morte del padre. Il giovane soffre di un disturbo percettivo e continuamente mescola reale ad onirico. Il disturbo si accentua al ritorno nella casa dove ha vissuto la sua giovinezza, Stephane diventa incontrollabile. Il suo modo di comportarsi è profondamente in contrasto con le necessità (imposizioni per meglio dire) della vita reale quali lavoro, rapporti familiari etc etc.
Se ne accorge subito Stephanie, musicista sognatrice eterna bambina, a cui il modo di fare del vicino di casa piace molto essendo con lei compatibile in tutto e per tutto. Come è bello passare il tempo nelle fiabe, tutto prende le sembianze di una realtà meravigliosa in cui cavalli di pezza prendono vita e si abbeverano in rigagnoli di cellophane.
Stephane finisce per innamorarsi della dolce vicina. Dio li fa e poi li accoppia verrebbe da pensare. Tutto giusto ma come si sa se gli opposti si attraggono gli uguali si respingono.
Stephane non può superare l'eterno blocco di dichiarare il proprio amore, percepisce sempre rifiuti ( del tutto immaginari e intrisi di allucinazione) stravolgendo continuamente il reale. Stephanie dopotutto immersa nel suo complesso fanciullesco non vuole uomini ma crede che tutti i sentimenti si debbano tessere come in una splendida fiaba; può al massimo comportarsi da mamma amica (la scena in cui accarezza i capelli di lui che dorme). Il loro amore non può nascere se non in un mondo di sogno, lontano dalla realtà, magari su una barca di stoffa con una foresta sopra, navigando chissà dove fra le onde di cellophane.
Gondry ci permette di fare capolino in un mondo parallelo al nostro, un mondo di fiabe ma che per esistere deve servirsi di elementi reali (tutte le scene di "sogno" hanno sempre a che fare con ricordi reali dopotutto).Confuse sono le situazioni della vita di tutti i giorni, sembrano prive di ogni importanza al cospetto della poesia onirica di incessante potenza della mente; eppure talvolta il reale non è poi peggiore del sogno. Tutto ciò che nella realtà crediamo sia importante altro non fa che incatenare sempre più la nostra mente impedendole di esprimersi e mostrare ciò che vorremmo essere.A riguardo forte è l'influsso del pensiero surrealista Bretoniano: L'uomo, che era sognatore, ha perso la capacità di immaginare accettando di lavorare per vivere, ma è scontento. (A Breton).
Gondry con estrema sensibilità traspone tutto questo in situazioni oniriche in cui ci si sente amichevolmente accolti; l'uso della camera a mano ha una particolare efficacia di tramite verso realtà parallele del pensiero. Questo tipo di ripresa si rivela ottima e anche nel mostrarci i continui cambiamenti di umore dei personaggi nei momenti cruciali della loro relazione. Si alternano tenerezza e angoscia, amore e frustrazione, poesia e rabbia. Il messaggio di Gondry e legato ad una continua alternanza.
Non sempre la realtà che la nostra mente crea è idilliaca, armonica, poetica, amichevole e rilassante. Non sempre ciò che viviamo nel sonno è migliore del reale, talvolta affoghiamo nell'angoscia più totale e il risveglio ci da un sollievo particolare, paradossalmente facendoci fuggire nella realtà diversa e amica.
La nostra vita è un insieme di sogno e veglia. Angoscie e paure più o meno reali si mescolano con percezioni di calma poesia e armonia in tutto ciò che facciamo. Ciò che abbiamo davanti agli occhi nella veglia non è il reale ma una particolare revisione di esso. Parimenti il sogno è il risultato di un filtraggio, rielaborato ancora e ancora fino a casi di allucinazione. Il risultato di questa continua mescolanza è talmente concreto da riuscire a forgiare le nostre personalità.
Stephane è l'esempio estremo di tutto questo. Quando il sonno lo coglie all'improvviso egli non fa altro che iniziare un processo di revisione dell'attimo reale. Lo stesso momento, percepito diversamente e influenzato dal suo flusso di coscienza in modo così potente da diventare allucinazione. Ciò che avviene in ognuno di noi in forma molto più moderata non appena facciamo supposizioni su delle situazioni o giudizi di su persone. Non facciamo altro che interpretare mentalmente la realtà; certo non arriviamo all'allucinazione (ma dopotutto quello di Stephane è uno stato patologico) fermandoci ad uno stadio diverso che tuttavia non ci nega di potere iniziare a filtrare elementi che sedimenteranno all'interno di noi e si ripresenteranno puntualmente a livello inconscio senza il nostro controllo.
L'arte del sogno è l'arte dell'interpretazione, l'arte di modellare semplici oggetti come stupendi feticci a immagine di sensazioni e turbamenti, è l'arte del momento presente che sfuma lasciando frammenti di polvere di sentimenti, nutrimento costante di ciò che è e non esiste.

Articolo pubblicato su Eos Arte

1 commento:

Taz ha detto...

Ciao antonio, accetto volentieri il tuo scambio di link.
Taz